“La felicità è amarsi prima di cercare l’amore altrove”

di Aurora Ferina

Si passa gran parte della propria vita alla ricerca di conferme sull’amore, alla ricerca di qualcuno/a che ci ami incondizionatamente per ciò che siamo. Siamo alla continua ricerca di quella felicità che tenga conto di chi siamo dei nostri bisogni, che sappia mediare sui nostri difetti ma soprattutto che sia fedele, leale pulito.
Ognuna di noi ha sperato almeno una volta nella vita di incontrare un amore che potesse regalarle la felicità totale quella che coinvolge il cuore la mente e il corpo. Il vissuto di ognuna insegna durante il percorso della vita attraverso quello del cuore che troppo spesso tutte queste aspettative rispetto l’amore e la felicità vengono disattese.
Siamo quindi tutte o quasi propense a giustificare queste delusioni imputandole ad incontri sbagliati per noi. Emerge la frase che almeno una volta nella vita ognuna di noi ha detto:” non era la persona giusta per me”. Molto spesso questa è la verità, ma non dobbiamo ignorare un’altra verità che è più intima più nostra, il legame tra l’amore e la realizzazione di quella felicità che meritiamo non può essere ricercata solo all’esterno,
non può essere delegata ad un uomo o ad una donna da cui ci aspettiamo la capacità di esaudire come in un sogno la nostra visione di amore e felicità.
Il mio vissuto mi ha insegnato che bisogna amarsi prima di cercare l’amore altrove, sembra una frase da baci perugina ma è la realtà almeno la mia. I percorsi dolorosi che ci riguardano condizionano i rapporti con gli altri e questo accade sempre. Ognuna, ha un modo per gestire il proprio dolore, c’è chi si affida totalmente agli incontri credendo sempre sia l’amore quello vero quello giusto quello sano quello della felicità. Chi come me ancora oggi non sa affidarsi totalmente e ancora meno fidarsi difficilmente vede negli incontri l’oasi dove potrà rilassarsi, nel migliore dei casi chi si è indurita come me vede lo spazio dove forse non dovrà difendersi ancora. Io ho trovato la felicità imparando ad amare me stessa riprendendomi un corpo che avevo distrutto, ho dovuto restituire al mio corpo il diritto di piacersi e di piacere di godersi la sua intimità come piacere scelto e non un abuso imposto. Ho fatto scelte dure e dolorose cambiando tutto ciò che era certo verso l’incerto per guadagnare il mio spicchio di felicità. Ho imparato solo viaggiando dentro la mia vita che la mia felicità dipende da me da quanto io sono in grado di amarmi, solo in questo modo ho permesso ad altri di avvicinarsi e guardare oltre la roccaforte che ho voluto, dovuto costruire per difendermi. Ognuna di noi ha la sua misura di amore e di felicità, ho sempre invidiato chi viveva il sogno, io ho sempre dovuto mio malgrado scontrarmi con la realtà: la mia! Questo non mi ha impedito di amare o di essere amata, ma certo non mi ha regalato l’illusione che mi avrebbe forse ferito di più nei sentimenti, ma certo mi avrebbe reso più morbida con me stessa e verso
l’esterno.
Ho imparato ad essere felice di ciò che sono diventata attraverso un lungo viaggio fatto di molte tappe di migliaia di incontri di città di case di lavori di donne e uomini che mi hanno spesso segnato ma anche fortificato. La mia memoria ha una camera nera piena di ricordi e purtroppo nonostante gli sforzi restano lì come monito per dirmi che io sono anche stata quel pezzo della mia vita. Ma ha cento camere piene di ricordi colorati ricchi dei profumi che mi fanno andare avanti anche quando le premesse non sono rosee. Sono i ricordi dellecento camere a tenere chiusa e silente la memoria dolorosa, e sono quelli
a permettere a me di essere ciò che sono.
Ho concluso l’analisi sulla mia felicità e sull’amore credendo fortemente in ciò che ho detto, solo amandomi posso permettere all’amore di rendermi felice, qualunque sia la sua forma; che arrivi da un uomo da amicizie da soddisfazioni professionali o dalla famiglia.
Ho il dovere di rispettare ciò che sono perché riprendere il mio io è stato un duro lavoro fatto di lacrime e sangue, e davvero se oggi dopo aver camminato a piedi scalzi sui vetri non sento più il dolore delle cicatrici che mi soffoca lo devo a me a chi mi ha fortificato, criticato, a chi si è scontrata con me confrontata con me guardando in faccia la donna che sono diventata conoscendo bene la donna che ero, riconoscendo il lungo percorso di crescita e riappropriazione della mia esistenza.
Io sono la felicità che nessuno può darmi, l’amore della mia vita sono io ed è a me prima che a chiunque altro che io devo il diritto di essere felice.